Quando si tratta di informazione, aggiornamento e prevenzione della salute, Medisanshop è sempre in prima linea. In questo caso specifico stiamo parlando degli over, quella parte di popolazione che ha un’età a partire dai 65 in su.
In un periodo come questo, caratterizzato da un totale blackout virale e, addirittura, pandemico, quelli che preoccupano di più, almeno da quanto riportano le statistiche, sono proprio gli over. Pare che sia per facilità di contrazione del virus, sia per mortalità, gli anziani abbiano raggiunto un primato stabile.
È proprio per questo che quando si parla di vaccino il primo pensiero va proprio a loro, questa fascia di popolazione apparentemente più indifesa che esige un’azione che sia il più rapida possibile.
Quest’azione, forse, arriva proprio dall’Università di Oxford.
Vaccino per il Covid: previsto dall’Università di Oxford per fine anno (forse)
A quanto pare è uno dei primi vaccini anti-virus ad essere arrivato alla Fase 3, quella che dovrebbe essere la finale, in cui si riconferma e risponde positivamente, di volta in volta, sia per efficacia che per sicurezza dei candidati. Proprio per questo motivo, è uno dei tre opzionati dall’Europa (e quindi anche dall’Italia).
Secondo quanto riportato dal Financial Times, il vaccino contro il Coronavirus sviluppato dall’Università di Oxford e dall’azienda farmaceutica AstraZeneca, sembrerebbe che generi una forte risposta immunitaria tra le persone anziane, appunto il target più vulnerabile.
Attualmente il vaccino si trova in fase avanzata di sperimentazione umana e, secondo le ultime stime provenienti dal Regno Unito, le risposte positive che si stanno ottenendo, potrebbero addirittura confermare la registrazione del vaccino entro l’inizio del 2021, soprattutto se la situazione dovesse degenerare ulteriormente.
I vantaggi per gli anziani
Per quanto i dati siano preliminari, pare che questo vaccino sia responsabile della formazione di anticorpi contro il virus, nello specifico, pare che questo generi i linfociti T, i primi implicati nella difesa del sistema immunitario, insieme ai linfociti B.
Rispetto alle reazioni precedenti, dove per gli anziani servivano vaccini anti-virus “potenziati”, in questo caso il potenziamento non serve perché il loro sistema immunitario ha reagito con una robusta risposta immunitaria, o almeno così riportano i recenti studi.
Queste sono informazioni ancora in via di analisi, resta il fatto, però, che l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) sia già verso l’approvazione. Obiettivo? Tenere pronta l’approvazione per un eventuale uso emergenziale.
Quello che è certo, però, è che qualora dovesse davvero essere disponibile un vaccino contro il virus entro fine anno, non vuol dire che sarà distribuito subito su tutta la popolazione. L’Italia inizialmente avrà a disposizione solamente qualche milione di dosi per le persone più a rischio e per gli operatori sanitari. Se tutto va secondo le procedure, le prime vaccinazioni aperte a tutti, potrebbero essere disponibili verso la stagione primaverile.
Arrivo ancor più imminente del vaccino Pfizer: non funzionerebbe sugli anziani
Come già anticipato precedentemente, quello di Oxford non è l’unico vaccino preso in considerazione contro il virus. Qui si parla di una vera e propria corsa all’approvazione. Così come si legge sul sito ufficiale della Pfizer, il candidato più accreditato, infatti, pare sia il vaccino dell’azienda farmaceutica americana in collaborazione con BioNTech.
I risultati parlano chiaro: questo vaccino riesce a fermare l’infezione sintomatica clinica (non si sa quella asintomatica)e così come ha pubblicato anche sul suo profilo Twitter Ursula von der Leyen, l’Europa è vicinissima alla firma per destinare 300 milioni di dosi a tutti i paesi UE (27 milioni all’Italia) verso metà gennaio.
I dati anche di questo vaccino non sono completi ma, per ora, nel trial di fase 3 funziona al 90%. Quel 10% rimanente a cosa corrisponderebbe? Proprio ai nostri anziani, i quali pare non abbiano sviluppato una risposta immunitaria valida.
In ogni caso, che sia il vaccino di Oxford o quello Pfizer, per accertare la durata effettiva della protezione ci sarà bisogno di rilevare i livelli sia degli anticorpi che delle T cell (a rischi di esposizione ripetuta) con ulteriori studi di follow-up.
Per ora l’unica cosa che si può fare nell’attesa, è cercare di contenere la diffusione del virus, limitando i contagi grazie agli appositi dispositivi di protezione individuale.
Ricordiamo che vanno usate:
- Le mascherine antibatteriche;
- Il gel igienizzante quando non è possibile lavare le mani;
- I guanti monouso laddove fosse necessario;
- Disinfettanti spray per igienizzare le superfici e gli ambienti.
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